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Il grande falò delle aste immobiliari: 3,4 miliardi di euro bruciati nel 2019

03/06/2020

Secondo i dati di Reviva, l’anno scorso il 59% dei lotti è stato in asta una sola volta. A causa del lockdown, 30.815 aste sospese: la vera ripresa difficile prima di settembre. 
Un gigantesco falò. Che nel solo 2019 ha bruciato in Italia 3,4 miliardi di euro di ricchezza. Le aste immobiliari in Italia questo sono: un immenso e farraginoso meccanismo di distruzione del valore. Sono un po’ migliorate negli ultimi anni, così almeno testimoniano vari addetti ai lavori, ma i numeri del 2019 dimostrano che non basta. Anche perché questi dati, raccolti da Reviva (una start-up nata nel 2017 per vivacizzare le aste immobiliari), hanno una precisione pari al 99,39%. Sono insomma i dati effettivi del 2019, raccolti dal Portale delle Vendite Pubbliche. Non stime o proiezioni. Sono la realtà dei fatti.E si tratta di una realtà per nulla confortante: le aste immobiliari sono ancora un problema in Italia. Lo sono per le banche, perché le forti svalutazioni degli immobili non consentono loro di recuperare in maniera soddisfacente i mutui (ormai in sofferenza) che avevano concesso. Ma sono un danno anche per i proprietari delle case: se un immobile si svaluta troppo e viene venduto in asta a un prezzo inferiore rispetto al valore del mutuo che il proprietario deve ancora pagare alla banca, quest’ultimo resta infatti debitore per la parte residua. Aste troppo ribassate sono dunque una beffa non solo per le banche ma anche per i proprietari: perché perdono la casa, ma non estinguono il loro debito. 
I dati – secondo la ricerca «Scenario aste 2019» – parlano da soli. All’incanto sono finiti in totale 160.594 immobili (il 55,6% dei quali residenziali), generando complessivamente 254.649 aste nell’arco dell’anno. Questo significa che ogni lotto è andato all’asta mediamente 1,58 volte. O, per dirla in altro modo, significa che il 59% degli immobili ci è finito una sola volta nel 2019. «Questo può essere comprensibile per gli immobili finiti in asta nella parte finale dell’anno o per quelli che sono stati aggiudicati – osserva Giulio Licenza, co-fondatore di Reviva insieme a Ivano De Natale –. Ma in generale il dato dimostra che i Tribunali sono lenti e hanno un approccio ancora troppo burocratico». Anche perché la tecnologia qui non è ancora davvero arrivata: le aste che nel 2019 hanno previsto la partecipazione telematica sono state infatti appena il 39%, di cui 26% in modalità mista telematica e analogica. Questa inefficienza, che dilata i tempi a dismisura, ha un impatto significativo sul prezzo di aggiudicazione finale. I 160mila immobili che sono passati in asta nel 2019 avevano – secondo la ricerca – un valore minimo di 18 miliardi di euro. Alla fine quelli passati in asta più di una volta hanno registrato una perdita di valore complessiva di 3,4 miliardi. Penalizzando – è giusto ribadirlo – anche i proprietari: è vero che l’inefficienza delle aste permette loro di stare in casa più a lungo (questo è positivo per loro), ma è anche vero che la svalutazione dell’immobile spesso non permette loro di estinguere il debito con la banca neppure dopo la vendita.  
(Morya Longo, Il Sole 24 ORE – Estratto da “Ilsole24ore.com”, 3 giugno 2020) 

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